Friday, August 26, 2005

vendetta. la vuoi così tanto? prenditela. è tutto bello, tutto nuovo di nuovo. hai il permesso di farmi male. e se hai qualcos'altro da chiedere fai pure. eseguo gli ordini tuoi, fino a quando ti accorgerai che non avrà più sapore.

Sunday, August 21, 2005

luci accese

pensati che è agosto e c'è lo spezzatino con la polenta.
ritaglio un pezzettino quadrato di pane e lo butto nel sugo. guardalo come affoga.
non-appetito.
sto solo sussurando. e tu che mi chiedi spiegazioni mi fai male.
fra qualche giorno -trenta- sarò fuori di qui. allora mi faccio un fotoblog.
merito di jak.
tendo a dimenticarlo, fai bene a ricordarmelo. e anch'io te ne voglio, ma non dirlo in giro. e sono le tre di notte e ho solo bisogno delle tue mani su di me. vado a letto, sto bene. mi alzo, sto bene. guardami, sto bene.

e non è certo merito tuo.

se fossero lacrime adesso, sarebbero lacrime di rabbia.
lei è ancora lì. maledetta pianta carnivora. e i tuoi sono discorsi vuoti. ti conosco, perchè sei come me.

color cemento.

raccolgo tutte le mie forze

e con il biglietto tra le dita
rimango in fila.





il cielo è troppo chiaro per essere solo le due e mezza

Tuesday, August 16, 2005

come se non fosse stato mai

Camicia nera, cravatta rossa. Stiloso. Lo saluto quasi per ultimo e fa l’offeso. Gli schiocco sul collo un bacio di scuse. Nel tavolo di fianco agno la gledis e la serena. A chi servono le cicche? Ti accompagno io. Il profumo suo non lo sento più. E’ l’abitudine? Ma sento la voce, e la adoro. Nel tavolo di fianco agno la gledis e la serena. Mi bracca mentre gli passo accanto per andare ad abbracciare la principesca e mi tiene lì con lui. Ho l’impressione che mi tenga le mani, ma forse non è così. Nel tavolo di fianco agno la gledis e la serena. Restiamo un bel po’ a confonderci uno vicino all’altro. Dada parla e martin e nick si girano verso di me. Appoggio il mento sulla sua testa e non posso chiedere di meglio.


Penso un bel po’ alle sue mani, ma tutto sommato riesco anche a seguire il film. Non dobbiamo chiederci niente. Ci sono momenti in cui abbiamo bisogno di sentirci, solo di sentirci. Le dita si intrecciano. Mi piace disegnargli gli otto sulle nocche. Fuori tutti fumano e rimaniamo io lui e la principesca seduti quasi in cerchio sul vialetto d’entrata. Freddo che mi entra dentro le ossa. Ha lo smalto nero solo su cinque dita. Un braccialetto che non ho mai visto al polso. La porta è chiusa e servono le chiavi. Sono troppo lenta ad assorbire le cose che mi succedono intorno. Prima ancora di riuscire a farmi una domanda lui mi ha già dato la risposta. La mia testa la appoggio su di lui. Voglia di dargli un bacio sul collo. Allora cerco il suo profumo addosso, ma ancora non lo sento. Ho ancora il braccialetto tuo. Quale? Questo, glielo mostro. Me lo fa tenere. Io non voglio stringerlo, entro tutta quanta dentro al suo abbraccio. Gli sento il cuore come succedeva una volta. Le chiavi sono arrivate. Dentro, tutti dentro a riprendere le stesse posizioni di prima. Cerco la mano annaspando per meno di un secondo in apnea. Gli otto sulle nocche. A volte mi tocca la pancia, eppure riesco ancora a capire cosa succede nel film. Cerco di pensare più forte che posso. Mi sente? Dita intrecciate fino ai titoli di coda.
Poi è ora di andare a casa.